Ogni cosa finisce, anche quest’anno. Quando qualcosa finisce, qualcosa inizia, quasi un serpente che si morde la coda, un cerchio del già visto, del prevedibile. Se uno guarda all’anno passato, probabilmente, si chiede “che senso ha?” Dov’è il senso nelle sofferenze, nelle ingiustizie, nelle vittime delle guerre, delle repressioni violente, delle malattie e nella morte degli innocenti?
Di fronte a tutto questo, la liturgia della Parola… ricomincia dal principio! Anche in questa fine d’anno, ripete, insiste: «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta».
Con molto realismo, il Vangelo ci dice che la luce splende sì, ma nelle tenebre, in mezzo a esse e non in un luogo perfetto, visione senza illusioni di una storia piena di contrasti! Tanto male, purtroppo, tante tenebre, ma anche una luce in questa notte del mondo e la luce non viene vinta! Forse per questo vale la pena insistere, “ascoltare” nuovamente․․․ Se guardi bene, se ascolti meglio, c’è una luce!
In un pozzo scuro, se ci guardi meglio con una luce, potresti scoprire una sorgente d’acqua! Il pozzo resta scuro, le contraddizioni della storia non diminuiscono. Non è questa la “prova” che vanifica o conferma la validità della Parola, ma piuttosto la presenza di persone che, come Giovanni, hanno il coraggio di far illuminare la propria vita da questa Luce che c’è anche oggi perché c’è da sempre! La sua vita finisce male (forse), decapitato in prigione, eppure Giovanni splende come testimone della luce, indice puntato verso la luce!
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Colui che era prima ci illumini perché possiamo vedere, possiamo ascoltare anche oggi il ritmo profondo della vita.
Stefano Titta SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato