Fratelli nati in una famiglia di pescatori, cresciuti intorno allʼacqua, con lʼacqua ci avranno giocato fin da bambini. Chissà quando e come avranno scoperto il lato infido del mare, a maggior ragione trattandosi di un lago di acqua dolce, come quello di Galilea, dove non ci sono forze che ti tirano su e, se non si sa nuotare almeno un poʼ, si scompare nel freddo del buio.
Chissà quali sono i primi ricordi della gioia di un salvataggio, quando qualcuno in difficoltà era stato ripescato al sicuro sulla riva sassosa. Le grida di aiuto, lʼaccorrere, gli schizzi, il coraggio, la paura, i sorrisi, gli abbracci, forse una festa con fuoco di brace e pesce appena pescato…
Cosa sentono nel cuore i fratelli pescatori quando questo Gesù gli propone di venire con lui a ripescare chi sta affondando?
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Perché per salvare chi sta affondando, loro lo sanno bene, cʼè bisogno di gioco di squadra, dʼintesa, non è una roba che si fa da soli, non è unʼarte che si improvvisa.
Salvare chi affonda è unʼavventura da fratelli.
Matteo Suffritti SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato