Dopo tanto tempo passato insieme a Gesù, i discepoli sentono adesso di averlo capito, di aver colto il senso della sua missione. Non c’è più da fare domande: quest’uomo che viene da Dio sa tutto, dunque sicuramente l’avrà vinta su qualunque ostacolo. Loro sono, finalmente, tranquilli: ora che hanno chiaro di stare seguendo davvero Dio anche il loro cammino discepolato gli sembra semplice, sicuro e destinato al successo. La situazione è esattamente come dovrebbe essere.
Partendo da questo contesto di soddisfazione, proviamo a immaginare quanto le parole di Gesù debbano essere suonate come una doccia fredda: “Vi sparpaglierete ognuno per conto suo, e mi lascerete solo”.
Gesù inquieta i discepoli, smonta le loro sicurezze illusorie: si appoggiavano sull’idea di un Dio onnipotente e onnisciente, e non sulla realtà del Gesù davanti ai loro occhi; avevano negli occhi solo la loro idea di discepolato, e non la realtà delle contraddizioni che li aspettavano; solo la loro idea di perfezione e salvezza, e non la realtà delle loro fragilità.
Ma Gesù non dice questo per “rimproverare in anticipo” i discepoli; al contrario, vuole dar loro la pace. Anche oggi vuole dirci parole di pace. Ci dona il sano realismo di chi non fonda tutta la sua vita in rassicuranti opposizioni fra bianco e nero, ma sta nel grigio di ogni cosa con la serenità di chi sa che tutto è profondamente, misteriosamente orientato verso la Sua vittoria.
Tranquillo, cadrai, te ne andrai, tradirai: non vuol dire che non potrai rialzarti, tornare, ricominciare. Tranquillo, tante volte ci sarà noia, rabbia, incomprensione, vuoto, distacco: non vuol dire che non sia amore.
Samuele Adorno
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato