I modi di pensare, le abitudini e le aspettative a volte diventano dei vestiti troppo stretti, dentro cui si sta scomodi. “Non posso deludere questo”; “non posso dire no a quello”; “cosa penseranno se non․․․?”; “non posso smettere di portare avanti questa cosa”; “io sono quello allegro: non posso farmi vedere triste!”․․․
Tante delle mie preoccupazioni e fatiche vengono da questa strenua difesa della mia immagine: non di me stesso, che magari sono già altrove o starei meglio in un altro modo, ma della mia immagine. Lʼimmagine “bloccata” che gli altri hanno di me․․․ O meglio, che io penso che gli altri debbano avere di me.
È perché abbiamo paura di perderci. Così è stato anche per Erode. Il re è uno che ha il potere di mantenere le promesse. Se non mi mostro coerente con questa immagine, se non mi mostro più re, chi sono io? Cosa rimane di me? Ecco la paura che attanaglia Erode, e lo porta a tradire e uccidere tutte le occasioni di vita buona che in Giovanni gli si erano aperte.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato