Queste acque chiare e ferme mi chiamano, la loro voce è la tua, Signore. Ti accosti alla mia terra, alle mie rive. Mi chiedi aiuto: è la mia barca che hai scelto per insegnare alle folle. Sono tuo complice prima ancora che io me ne accorga. Tuo indegno complice, perché davanti al miracolo della meraviglia, crollo: sono un peccatore. Un mortale con le mani sporche e il cuore confuso, incapace di credere alle reti colme che le mie mani stringono quasi per un riflesso involontario.
Farmi tuo complice, offrirti la mia barca, ascoltarti… nulla basta, se non mi riscopro capace di affidarmi abbastanza da poter agire «sulla tua parola». Le mie reti vuote, la mia barca svuotata del suo senso, il mio cuore incredulo, tutto nelle tue mani ritrova dignità: le reti ricolme, la barca tuo strumento, il cuore pentito, svuotato non per essere nudo guscio ma per essere finalmente pronto ad accogliere, a colmarsi della tua abbondanza.
Perché anche oggi la tua risposta al mio bisogno è sovrabbondante; e se io all’inizio non capisco, tu attendi paziente. Ecco la tua mano scostare dal mio viso l’indegnità: non più peccatore, sono tuo alleato, sei mio alleato. Hai scelto proprio me per pescare uomini con te, per te.
Tiro la mia barca a terra, lascio tutto e ti seguo.
Verena M.
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato