Sono i primi annunci del regno dei cieli, quelli che non saranno capiti e che non andranno a buon fine. Non subito, almeno. Servirà tempo.
Se il regno dei cieli è come il lievito mescolato (“nascosto”, in un’altra traduzione) nella farina, quello che è certo, è che non basterà un’occhiata fugace per accorgersi dei suoi granuli. Sarà determinante invece guardare a lungo, attendere che i nostri occhi si abituino.
Serve tempo; il lievito, l’impulso alla vita è in noi, mescolato a tutto il resto: alla paura dell’amore, ai ricordi bloccanti del passato, alle preoccupazioni per il futuro, alle ambizioni inutili, alle frustrazioni, ai falsi modelli di felicità…
Dice che lo Spirito, per mezzo della fiducia che gli diamo ogni giorno, ci rende lentamente sensibili alla sua presenza, sempre più liberi di scegliere se lasciarci contaminare, sempre più liberi di dirigerci verso il meglio. Come se alla fine il pane lievitasse perché il lievito lo ha alleggerito, liberandolo progressivamente di un peso schiacciante, che gli impediva di alzarsi.
Possiamo fidarci del lievito che il Signore ci ha già donato! È vivo e lavorerà senza sosta nel nascondimento, finché anche l’ultimo granello di farina sarà lievitato, finchè non saremo redenti fino in fondo.
Elena Benini
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
Il granello crebbe e divenne un albero.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Parola del Signore