Sembra esserci una chiara divisione tra quello che appartiene alla terra e quello che appartiene al cielo.
Noi apparteniamo alla terra, e nel dire questo Giovanni fa riferimento alla Genesi, dove si racconta che l’uomo è creato dalla terra. Qui sta il punto: siamo creati, e portiamo i limiti insuperabili dell’essere creati. Non possiamo sapere tutto, né possiamo fare tutto. Nonostante i progressi stupefacenti dell’umanità, ci muoviamo all’interno di ciò che la natura umana permette. È per questo che sentiamo sempre un desiderio di “di più”.
Chi viene dal cielo è invece colui che non è costretto dai nostri limiti, e l’idea di abitare il cielo come un uccello ci dà un senso di libertà e di leggerezza. Eppure non esiste un cielo senza terra. Entrambi sono parte di un sistema in cui uno è parte dell’altro.
Se quindi l’uomo viene dalla terra e porta in sé il desiderio di liberarsi dal suo peso e appartenere al cielo, così Dio nel suo guardare all’uomo sente il desiderio di averlo con sé al punto da mandare Gesù. Lui è colui che unisce il cielo e la terra. Vivere come Gesù, il testimone del Padre, vuol dire portare la terra nel cielo, e fare del cielo e della terra una cosa sola.
Leonardo Vezzani SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato