Seguire Gesù implica necessariamente annunciarlo, perché quando si fa esperienza dell’amore e del perdono non lo si può trattenere. L’annuncio a cui siamo chiamati non è basato sulle parole, ma sulla testimonianza: sentirsi figli amati diventa, naturalmente e spontaneamente, vivere da figli amati e mostrarsi figli amati. Non può esserci intimismo, in questo.
Nell’inviare i dodici, e noi con loro, ad annunciare, Gesù indica chiaramente quale deve essere il nostro stile. Perché siamo fatti noi annuncio vivente, immagine di Lui.
E lo stile è, in una parola, libertà.
Essere liberi nella povertà, privi di pastoie e blocchi autogenerati, liberi dall’ansia per un futuro che crediamo sempre di doverci costruire da soli, liberi da doppi abiti e doppi volti. Liberi anche da qualsiasi tipo di rancore, che come polvere ci rimane attaccato addosso quando di fronte a noi troviamo un muro di ostilità.
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In questo modo, dove il volto e la bellezza di Dio traspaiono e vengono accolti, la relazione con l’altro si fa intima: Gesù ci invita ad entrare nella vita della gente, del fratello, del collega, dell’amico, a “rimanere là”, a condividere il cibo, a non essere una meteora ma a essere partecipi pienamente della vita del prossimo, da guariti, operando guarigioni.
Pietre Vive (Roma)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato