Questo episodio è uno di quelli che di solito ci mettono più in difficoltà, perché ci dice che nel Regno dei Cieli entreranno proprio quelle persone che giudichiamo con più durezza, quelle persone che ci fanno tirare un sospiro di sollievo, perché in confronto a loro anche la nostra vita di peccato non è così male. Paradossalmente queste persone ci sono necessarie, perché lo schifo che proviamo nei loro confronti diventa assoluzione dei nostri peccati.
Il Signore si pone su un piano completamente diverso, e ce lo mostra con la parabola dei due figli.
Innanzitutto dicendoci che entrambi sono figli: non si dice altro, gli occhi del Padre non danno giudizi morali, Egli vede solo carne della sua carne. E già questo per noi è uno spunto di provocazione enorme. Prostitute, immigrati, delinquenti, insieme a tutte le categorie umane che la nostra società scarta vengono visti come Figli. Tutti i modi di relazionarsi e intervenire in situazioni difficili devono partire dal fatto che ho davanti un fratello, non un problema da risolvere o – peggio – nascondere.
L’altro punto riguarda il modo di agire: colpisce molto vedere come il primo figlio ci assomigli. L’intenzione di impegnarsi c’è, il problema è quello di concretizzare. Le sofferenze del mondo intorno a noi ci toccano, ma c’è sempre qualcosa che ci frena dall’alzarci dalla poltrona.
Chiediamo al Signore la forza di andare incontro all’altro.
Leonardo Vezzani SJ
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato