«Sono pochi quelli che si salvano?». Una domanda come questa ha tanti strati, proviamo a sottolinearne un paio.
Il primo viene dal timore che comunica: chi fa una domanda del genere ha come sfondo il concetto che esista un “gruppo” di salvati, e che per come è posta sembra presupporre non solo una risposta positiva, ma anche che chi chiede abbia la grande paura di esserne fuori. Il cuore di chi pone questa domanda è abitato un’immagine di un dio durissimo, esigente, più incline alla condanna che alla misericordia. Ma Gesù è venuto a mostrarci un altro volto del Padre, che diventa chiaro dalla risposta che dà alla domanda del nostro amico.
In effetti, la risposta di Gesù è molto strana. A una domanda in cui si chiedono informazioni sulla quantità, lui risponde con delle affermazioni sul modo, sullo stile di vita. Non è la risposta che voleva il tale che incontriamo oggi, ma è la risposta di cui ha bisogno.
Qui vediamo un altro livello della domanda, che sembra venire da una persona che si aspetta che le risposte a tutte le sue domande vengano da fuori, come se avesse lasciato ogni decisione a qualcun altro. Come i bambini, che fanno le domande più impensabili ai genitori, così si comporta il protagonista. A questo gioco il Signore non ci sta, e nel dare indicazioni sullo stile di vita da avere è come se invitasse il tale a smettere di comportarsi da bambino impaurito e a diventare adulto, responsabile della propria vita e delle proprie scelte.
Chiediamo anche noi al Signore di saper riconoscere e abbandonare gli atteggiamenti infantili, per diventare gli adulti che lui spera di incontrare.
Leonardo Vezzani SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato