«Alzàti gli occhi»: Gesù si pone sempre in basso, tra gli ultimi, e ci fa capire che è con occhi umili che si vede la realtà. Qui ci invita a osservare e ascoltare: ecco lo scrosciante suono delle monete gettate nel tesoro dai ricchi, suono che li rende visibili e, loro credono, li fa esistere, e poi l’appena percepibile tintinnare dei due spiccioli della vedova.
Lei è una donna che ha perso il marito, l’immagine stessa della mancanza, nella tradizione biblica. Ma in questa mancanza, nel non avere quasi nulla, è più libera di chiunque altro: nessuno dei ricchi getterebbe il suo intero patrimonio, la sua sicurezza, il suo destino programmato e pianificato. Sono bloccati dalla paura di perdere ciò che sono, perché ciò che sono dipende da ciò che hanno. Gettano un superfluo che non li tocca, che non li cambia.
Gesù pochi giorni dopo questo episodio verrà processato e messo in croce, ed è questa una delle ultime “lezioni” che lascia ai suoi. Nel mostrarci questa donna ci fa capire come lei sia immagine perfetta del suo stile, dello stile di Dio: donarsi completamente, in una fedeltà assoluta e in un amore folle che non fa calcoli.
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La vedova avrebbe potuto gettare nel tesoro una sola monetina, anziché entrambe, avrebbe potuto risparmiarsi. Lei è un segnale, un’indicazione che ci dice: nessun piano B, ma solo un piano A portato sino in fondo, senza scappatoie ma con estrema decisione. Decisione che nasce non dalla valutazione delle proprie forze, ma dal completo affidamento, dalla fiducia in un Dio Padre che custodisce.
E quindi siamo tra chi getta il superfluo, chi mantiene la propria sicurezza, autocostruita, solida, e chi invece sa di essere fragile, senza appigli sicuri, stabile solo nelle mani del Signore. Chi ha un tesoro altrove da cui può sempre attingere e sempre donare.
Si tratta solo di scegliere.
Ettore Di Micco
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato