Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 27 Marzo 2020 – Gv 7, 1-2. 10. 25-30

Nei Vangeli succede spesso che Gesù sia a rischio di morte e che provino a prenderlo. Ma in qualche modo riesce sempre a evitare l’arresto. A volte passando in mezzo alla folla, altre – come oggi – si dice semplicemente che non riescono a “mettere le mani su di lui”. Al di là del COME si salvi, qui ci viene data una spiegazione del PERCHÉ si salva: non era giunta la sua Ora.

Ma cosa si intende con la parola “Ora”? Chiariamo che questa parola indica un tempo, certo, ma prima di tutto uno stato interiore. L’Ora mette insieme due cose: da una parte la conoscenza dei miei doni, dei miei limiti e di ciò che desidero; dall’altra la conoscenza del mondo, dei suoi bisogni e delle sue opportunità. L’Ora è il momento della scelta, quello in cui ciò che io desidero si incontra con ciò che la società e la Chiesa mi chiede. Attento a ciò che scopro e porto dentro di me e alle necessità di chi ho intorno, posso scegliere che direzione dare alla mia vita perché sia libera, consapevole e responsabile. In poche parole, perché io possa diventare pienamente io.

Per Gesù quella non era ancora la sua Ora. Però questo non significa che non ci siano scelte da fare in altri momenti: Gesù qui ha già le idee chiare, è già in cammino verso quel “Sì” che lui dirà di fronte alla croce. Perché l’Ora non si aspetta, si costruisce con le nostre scelte quotidiane. Ci sono tanti, innumerevoli “sì” che preparano e formano la nostra coscienza al “Sì” che dovremo dire, e che poi andrà ri-scelto continuamente. L’Ora non ci viene dagli angeli del cielo, ma nasce dal concreto di una vita sulla terra.

Leonardo Vezzani SJ


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