Sappiamo davvero poco del protagonista di oggi. Neanche il nome in realtà ci aiuta, perché Bartimeo in aramaico significa semplicemente “figlio di Timeo”; quello che ci viene detto è che il modo per riferirci a questa persona è quello di parlare non di lui, ma del padre. L’altra cosa che sappiamo è che è cieco, e questa diventa l’unico tratto identitario. Non è più un uomo cieco, è il cieco.
Ci sono etichette pesanti che ci attacchiamo addosso l’uno all’altro, e che da caratteristiche personali più o meno gradevoli (ma più spesso meno) diventano l’unico modo attraverso il quale veniamo riconosciuti. Quello che succede di strano è che una volta che l’etichetta è stata attaccata tutto quello che facciamo e diciamo è visto in funzione di quella. Se ad esempio sono il simpaticone del gruppo, ci si aspetterà che io faccia divertire tutti sempre. Non importa se quel giorno sono triste, in maniera più o meno consapevole chi mi è intorno si aspetterà di essere divertito e rimarrà deluso se non lo farò. Perciò non è raro che per continuare ad essere importante per qualcuno mi adegui all’etichetta che mi ha attaccato addosso. Sono una grande comodità, perché mi tolgono il problema di conoscere davvero una persona: farlo chiede un tempo e un impegno che non è facile che sia disposto ad investire. Peccato però che mi perda anche tutta la bellezza che chi ho di fronte porta dentro di sé e che chiede di essere scoperta.
Il cieco di oggi non ci sta: quando sente arrivare Gesù grida il suo bisogno di essere salvato e non si adegua alle richieste di non uscire dal suo ruolo. Il suo saltare in piedi, il gettare il mantello, il suo camminare verso Gesù non sono i gesti che ci si aspetta da un mendicante cieco, ma lui sa che la sua cecità non lo definisce in quanto persona. La guarigione di Bartimeo inizia proprio con la sua liberazione dal ruolo che gli altri gli hanno attaccato addosso.
Chiediamo al Signore il dono della luce per capire quali sono le etichette alle quali mi adeguo e quelle alle quali chiedo agli altri di adeguarsi.
Leonardo Vezzani SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato