Richiamata la nostra attenzione sulle figure di scribi e farisei, siamo invitati oggi a riflettere sul nostro modo di seguire e annunciare il Vangelo.
Troppo spesso rischiamo infatti di confondere la fede con la religione, esattamente come gli scribi e i farisei che, osservando la Legge in maniera impeccabile senza tuttavia entrare mai in relazione con Dio, diventano simbolo di una fede esteriore che si traduce in riti, prescrizioni e vuota predicazione moralistica che ha come fine l’esaltazione personale.
Gesù non condanna i comandamenti di Mosè, anzi richiama l’attenzione su di essi, invitando a osservarli consapevoli della profonda saggezza che vi si nasconde dietro. Ma osservare i comandamenti diventa un modo per amare, servire e dare gloria a Dio, per costruire una relazione con l’alto.
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La prospettiva quindi si ribalta: i comandamenti non sono più rigide norme imposte da un Dio esigente che gravano come pesanti fardelli sulle spalle della genti, ma possono essere letti come un vero e proprio atto di amore di Dio per gli uomini perché, nel dare gloria a Dio e servirlo, noi stessi siamo glorificati. Vivere i comandamenti in questo modo significa sforzarsi di diventare sempre più simili a Dio. Ed è questo l’unico modo per sperimentare e testimoniare la gioia vera.
Se questo vale nel nostro rapporto con Dio, vale anche nel rapporto con i fratelli: annunciare il Vangelo diventa quindi un modo per amare Dio e amare i fratelli, mostrando la via della vera gioia e della salvezza. Nel momento in cui ci troviamo a dare testimonianza a un fratello, facciamolo non per dare gloria a noi stessi, esibendo bravura e moralità, ma per glorificare Dio.
Perché non dobbiamo parlare noi di Dio, ma possa Dio parlare in noi. Che possiamo umiliarci perché possano innalzarsi Colui che annunciamo e il fratello a cui lo annunciamo; che possiamo essere strumento per la gloria di Dio e non Dio strumento per la nostra gloria. Preghiamo dunque affinché sia nella relazione con Dio che nella relazione con i fratelli resti lui il fine, resti lui la meta.
Pietre Vive (Roma)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato