La domanda che i giudei fanno Gesù è perfettamente comprensibile. A dire il vero è la richiesta che vorremmo fargli noi tutti: “Gesù, toglici ogni dubbio che tu sei il nostro salvatore”. Non abbiamo un buon rapporto con il dubbio, lo viviamo come un piccolo fallimento. Ogni mancanza di certezza granitica mette in crisi tutto, e ci illudiamo che ad una domanda del genere si possa rispondere con un sì o con un no.
Il fatto è che ci siamo convinti di essere “animali razionali”, come direbbero alcuni filosofi. In realtà grossa parte delle nostre vite è decisa su una base affettiva, e la razionalità non di rado serve a giustificare una scelta – giusta o sbagliata che sia – che nasce dal cuore. L’affettività però non dà nessuna certezza: chi mi può garantire che la persona di cui sono innamorato sarà con me per sempre? O chi mi può garantire che i desideri su cui mi gioco la vita oggi saranno gli stessi fra vent’anni? Nessuno. Eppure in molti aspetti della nostra vita ci affidiamo alla nostra interiorità.
Non esiste quindi risposta alla domanda che pongono i giudei. La ragione è fondamentale, ma mi accompagna fino a una soglia dove devo scegliere io se fidarmi o non fidarmi. Ed è proprio qui che sta la grandezza dell’essere umano, che non ha padroni a cui obbedire. Neppure alla certezza che chiediamo alla nostra razionalità. Quel dubbio che dentro di noi malediciamo è la garanzia che ci sarà sempre uno spazio di libertà in cui sarà la parte più vera di noi a dire il suo sì o il suo no.
Leonardo Vezzani SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato