Il regno dei cieli è il regno dell’amore divino. Comprende le sue cose chi segue il ritmo di questo amore. Vendere tutti i propri averi; lasciare la propria terra, la propria casa, la propria famiglia, la propria pelle; svuotarsi di se stesso; perdere la vita. Ritrovarla in una scelta così concreta, così personale. Un discepolo di tale regno estrae dal suo cuore cose nuove e antiche, perché il suo cuore non è più nella sua terra. Abita nell’altro. Abitando nell’altro viene riscoperto quello che da sempre si è, ma in un modo completamente nuovo.
Tutto quanto abbiamo sperato, creduto, amato, lo troviamo adesso offerto da parte di un volto e di un nome concreto. La vita custodita da un fratello. E ancora di due, di tre, di quattro, e persino del Signore divino. Si trasforma il modo – non più possessivo – in cui si compie la propria vita: solo così l’antico non invecchia, ma diventa continua novità. E allora vogliamo anticipare quel momento finale quando il modo vecchio sarà buttato via, quando si separeranno da noi le nostre pretese di autopossederci, rimanendo solo la bontà regalata dagli altri.
Fidarsi del Signore, vero Dio, vero uomo, che custodisce il mistero della nostra persona, il nostro tesoro nascosto, la nostra perla preziosa. E allo stesso tempo stupirsi davanti a Lui, l’unico pesce puro, che vuol trovare quello che già gli apparteneva (la vita dell’amore!) offerto dalle nostre mani.
Pietre Vive (Roma)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato