La missione che il Vangelo di Luca ci narra è cammino, è preparazione: ogni discepolo è inviato a essere una voce che annuncia e un portatore di pace. Le parole di Gesù si rivolgono direttamente a noi, e ci interpellano, ma rischiamo di sentirle distanti.
Missione e annuncio rischiano infatti di apparire per pochi “eletti” che abbracciano con coraggio scelte di vita radicali e quasi eroiche, che chiunque ammira ma da lontano, che chiunque sostiene e aiuta ma senza coinvolgersi integralmente. Siamo tutti, in quanto cristiani, degli inviati. Ma chi può ritenersi pronto per un compito simile?
Partire senza borsa o sacca è partire privi di ciò che la razionalità ci mostra come essenziale: senza una comoda copertura economica e la tranquillità di un sostentamento. E nel nostro piccolo, nella quotidianità, significa mostrarsi senza sovrastrutture, essere visibili semplicemente come persone: volti, gesti, parole che svelino e annuncino Cristo.
Preparargli la strada è anche preparazione personale, perché l’annuncio stesso è un cammino, un lento conformarsi a Cristo, lasciando che sempre più il suo volto sia visibile nel nostro, e il nostro agire sia immagine del suo. E si parte a due a due, perché Dio è relazione, e solo la relazione con l’altro può far trasparire la sua presenza: non c’è spazio per protagonismi.
Infine, incamminarsi senza sandali è rinunciare alla certezza di poter affrontare tutta la strada, è farsi piccoli, vestirsi di un’umiltà che libera: non siamo chiamati a imprese titaniche dall’altra parte del mondo, ci viene in realtà dato in mano un piccolo campo. E se lo ariamo e dissodiamo, se ne abbiamo cura anche nel freddo dell’inverno, la pace che ci muove può trovare della buona terra, un seme nascosto nel terreno umido può germogliare.
Pietre Vive (Roma)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato