Mentre celebriamo la festa della Sacra Famiglia, la nostra attenzione cade su una famiglia in viaggio: la Madonna, san Giuseppe e il giovane Gesù viaggiano da Nazareth a Gerusalemme.
Forse, quando pensiamo all’idea di famiglia, la nostra immaginazione richiama un ambiente domestico, una famiglia che si riunisce intorno a un camino nella comodità di una casa․․․ E invece la liturgia di oggi ci offre l’immagine itinerante di due genitori che viaggiano con il loro bambino in una roulotte. E invece del ricongiungimento, la perdita del figlio.
A un primo approccio con la Famiglia di Nazareth, possiamo essere invasi da un sentimento di pietà o di dispiacere perché non corrisponde al nostro ideale atteso. Tuttavia possiamo scoprire una meraviglia dell’inaspettato, che non rientra nei parametri del nostro ideale.
Proprio questo scenario permette lo stupore, la meraviglia dei genitori di Gesù.
La meraviglia è il contrario di ciò che ci si aspetta, di interpretare la realtà con le certezze e i criteri acquisiti in precedenza, ed è dove si svolge la vita, nell’atto di meravigliarsi dell’inaspettato. Meravigliarsi significa essere aperti alla novità, essere disponibili e non resistenti alla realtà che si impone oltre le nostre proiezioni. È la possibilità di accogliere il diverso e, quindi, l’altro che non sono io e che mi sfugge.
Così, una distanza sufficiente dai nostri ideali per aprirci alla meraviglia della realtà inattesa è l’unica possibilità di formare una famiglia, di essere una famiglia e di vivere in una famiglia. Capace di accogliere e amare le sue gioie e le sue ferite inaspettate.
Pietre Vive (Roma)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato