La storia di Elisabetta e Zaccaria la conosciamo.
Qui, con il nome che – insieme – scelgono di dare al figlio tanto voluto, tanto atteso, la loro storia trova compimento: Giovanni, che in ebraico significa “dono, grazia di Dio”, ma anche “Dio ha esaudito, il Signore è misericordioso”.
Elisabetta è strumento, si fa prima corpo che accoglie e poi voce che testimonia e riconosce il dono grande che è Giovanni, non solo nella sua storia personale, né in quella della sua famiglia, ma in quella dell’intero popolo di Israele e dell’intera umanità.
Questa testimonianza, questo rallegrarsi, è contagioso e fruttifica nel cuore di chi sa cogliere e custodire anche le esperienze e le grazie: quella della propria vita, ma anche e soprattutto, quelle della vita degli altri. Ed è in grado di vedere l’opera di Dio dove altri vedono invece solo l’opera dell’uomo, o della fortuna.
Francesca Carraro
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato