Gesù scende, dopo avere ricevuto una pacca sulle spalle dal Padre, un riconoscimento, si rimette in cammino e scende dal monte. Torna fra noi. Lì trova il solito capannello di persone: c’è qualcosa che li agita, che li fa mormorare. In mezzo a tutto questo vociare, un ragazzino abitato da uno spirito muto ma violento. Ancora una volta, è richiesto a Gesù di mostrare un segno, di dare spiegazioni, di aprire varchi nei cuori induriti.
Quante volte ci troviamo noi per primi incatenati, abbattuti dall’impossibilità di renderci utili per gli altri? Di sentirci troppo piccoli davanti a ciò che affligge l’umanità ? Di percepire la sofferenza altrui e sentirci impotenti, disarmati? Io non posso nulla. Ci pensi tu?
E, ancora una volta, Gesù ci prende per mano: io posso solo se tu vuoi, se il tuo desiderio diventa preghiera; porta nella tua preghiera anche i tuoi limiti, le tue paure, la tua… incredulità . Porta tutto, porta te stesso nella relazione con Me. Ci credi?
C’è un altro silenzio ora, che è solo apparentemente morte: in realtà è il preludio della vita piena, della vita veramente trasformata. Credo.