Gesù scende, dopo avere ricevuto una pacca sulle spalle dal Padre, un riconoscimento, si rimette in cammino e scende dal monte. Torna fra noi. Lì trova il solito capannello di persone: c’è qualcosa che li agita, che li fa mormorare. In mezzo a tutto questo vociare, un ragazzino abitato da uno spirito muto ma violento. Ancora una volta, è richiesto a Gesù di mostrare un segno, di dare spiegazioni, di aprire varchi nei cuori induriti.
E Gesù, l’uomo, pare dire: state ancora a perdere tempo, a discutere? Non avete ancora compreso? Ma quanto sono duri i vostri cuori? Ma non vi è bastato stare con me? Ancora chiedete a me perché voi non siete capaci? Il ragazzino sta al centro, ma non è lui il protagonista di oggi. Lo sguardo di Gesù, infatti, si posa sul padre: è suo il desiderio che non trova risposta.
Quante volte ci troviamo noi per primi incatenati, abbattuti dall’impossibilità di renderci utili per gli altri? Di sentirci troppo piccoli davanti a ciò che affligge l’umanità? Di percepire la sofferenza altrui e sentirci impotenti, disarmati? Io non posso nulla. Ci pensi tu?
E, ancora una volta, Gesù ci prende per mano: io posso solo se tu vuoi, se il tuo desiderio diventa preghiera; porta nella tua preghiera anche i tuoi limiti, le tue paure, la tua… incredulità. Porta tutto, porta te stesso nella relazione con Me. Ci credi?
C’è un altro silenzio ora, che è solo apparentemente morte: in realtà è il preludio della vita piena, della vita veramente trasformata. Credo.
Dal Vangelo secondo MarcoMc 9, 14-29
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.
Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».
E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando.
Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».
Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto».
Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?».
Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Parola del Signore