Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 24 Aprile 2020

Abbiamo un problema. Un problemone: “sono tanti, sono qui perché ti stanno seguendo e hanno fame”. Gesù coglie questa situazione, difficile, problematica, per offrire una chiave di lettura di quella Pasqua che si sta avvicinando.

Due sono le risposte: quella di Filippo, che ragiona secondo la logica del mondo: “hanno fame, dobbiamo comprare cibo, servono soldi”. E, secondo questa logica, non c’è soluzione al problema.

E poi c’è Andrea: “qui abbiamo”. Poco, ma abbiamo qualcosa. E lo mette a disposizione.
Non è Gesù a compiere il miracolo: è un ragazzo, senza nome, che su invito di Andrea, mette lì tutto quello che ha.

Gesù si limita a rendere grazie. Non moltiplica, non fa magie. Piuttosto spezza, condivide.
E in questo mettere a disposizione della comunità ciò che ciascuno di noi ha, qui sta l’abbondanza. E, anche nell’abbondanza, nulla si spreca. Chi condivide, chi mette lì, non spreca nulla di sé.

Gesù coglie questa situazione, difficile, problematica, per farci un regalo. Ci fa fare un’esperienza: quella dell’accettare il pane spezzato perché anche noi, a nostra volta, impariamo, un po’ per volta, a “mettere lì”.

Ma fallisce. Perché chi ha ricevuto non comprende che questo è il segno, che questo è il messaggio. La folla vede esaudite le loro necessità primarie, la fame dello stomaco, e subito lo vuole fare Re, oggetto, idolo. Gesù non può che allontanarsi da questo e se ne va.

Ma l’Eucarestia, la Croce sono rimaste lì, nei secoli. E ci ricordano che la Pasqua è questa: è mettere a disposizione ciò che siamo, ciò che ci è stato donato. Non farlo è già morire. La Pasqua, invece, è un inno alla Vita.

Francesca Carraro


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