Il tralcio è legato alla vite, riceve da questa la linfa per abitare l’esistenza. Il legame tra la prima e il secondo è una questione di vita o di morte: se il tralcio è separato dalla vite, secca e abbandona
l’esistenza. La vite è anche tramite, termine mediano che lega i tralci tra loro. Un tralcio è legato agli altri mediante la vite: appartenendo a questa scopre il destino condiviso con gli altri tralci.
Le relazioni – amori, amicizie, parentele, e la lista sarebbe lunga – che producono in me la calorosa esperienza di essere legato assomigliano ai tralci con cui condivido un’appartenenza comune. Sono legato a esse, mi scaldano, mi fanno sentire vivo, e al tempo stesso, scavando, mediante quelle relazioni, intravedo la vite: la persona di Gesù, il Cristo; in lui ritrovo i preziosi legami alla maniera di un dono.
Rimanere è il verbo che ricorre più spesso: Gesù lo ripete alla maniera di un filo di Arianna che attraversa il discorso per indicarne il terreno fertile da cui germogliano le sue parole, un fiume sotterraneo che scorre silenziosamente nelle viscere di quella gentile supplica racchiusa nel verbo: rimanere in Gesù, rimanere nella vita, rimanere nei legami calorosi.
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Carmine Carano SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato