Sembra che la Resurrezione sia ancora fatto difficile da spiegarsi; fecero fatica i discepoli, facciamo fatica noi. Forse la resurrezione ci destabilizza perchรฉ, come la morte in croce, va a colpire direttamente la nostra idea di Dio. Ci urta fortemente credere che i nostri fallimenti non sono lโultima parola sulla nostra vita: in un certo senso sono una via per mettere noi stessi al centro della nostra attenzione, un modo per rimanere con la testa china sul nostro ombelico.
Giovanni oggi si rivolge ai suoi discepoli che cominciano a credere di aver โsbagliato bersaglioโ. Anche a loro urtava perdere successo, anche loro facevano fatica a mettere da parte la logica per cui se Gesรน guadagnava le folle, Giovanni le perdeva. ร la stessa incredulitร degli apostoli, chiusi nel cenacolo, davanti al Risorto.
Ma lโannuncio di oggi ci offre una nuova prospettiva: Giovanni ci invita a guardare chi viene dal cielo, ad alzare la testa dalle nostre piccole grandi paure; ci dice che, per comprendere i gesti di Gesรน, la croce, la resurrezione, bisogna sapere che Dio dร lo spirito ยซsenza misuraยป.
ร questo amare senza misura lโunico modo di amare autenticamente e di accogliere la testimonianza di colui che ยซDio ha mandatoยป. Solo in questa logica si riesce a comprendere che lโannuncio di Gesรน non compete con quello Giovanni: entrambi, piuttosto, risuonano lโuno dellโaltro, lโuno nellโaltro.
Che bello che sia Giovanni a dircelo, uno di noi, uno che ยซappartiene alla terraยป, uno con le nostre stesse paure, che tuttavia non impediscono di ยซpreparare la stradaยป, di vivere gratuitamente, di gustare il Regno qui e ora.
- Pubblicitร -
Matteo Palma