Mentre Gesù passeggia nel portico di Salomone, al Tempio di Gerusalemme, si raduna il suo “gregge”. Il bel Pastore lo alimenta con la Parola e con una serie di premurose raccomandazioni, per scongiurare chiusure e smarrimenti. In questo contesto viene messo sotto processo dai Giudei, nel Vangelo di Giovanni tutta la vita di Gesù è attraversata da accuse e messe in dubbio della sua persona e Parola.
Quanto mi è familiare questo modo di trattare il Signore, sono, e forse siamo, sempre pronti a metterlo dietro la sbarra degli imputati perché risponda, come noi desideriamo, a ciò che non sappiamo vivere e non riusciamo a spiegarci. Così anche a me oggi il Signore rivolge quella spinosa domanda: “perché vuoi lapidarmi?”, perché continui a pensare che Io sia la causa delle tue fragilità e dei tuoi malesseri?
Forse perché crederlo Figlio di Dio, e fratello anche mio, mi catapulta in una dimensione di fratellanza e figliolanza che spaventa e inquieta, che non lascia tranquilli! Vivere da figli e fratelli riempie il cuore e la vita, ma ci rende responsabili dell’esistenza, del benessere della gioia degli altri.
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Davanti all’impasse Gesù dona un suggerimento preziosissimo: “accogliete la mia Parola con la vostra vita, fate ciò che vi suggerisco. Se la vostra vita non germoglia siete autorizzati a non credermi”.
La nostra fede non è fondata sulla forza di volontà, crediamo perché vediamo e sperimentiamo che vivere secondo il Vangelo rende fecondo il nostro quotidiano e le nostre relazioni. Ci fidiamo perché abbiamo visto il mare aprirsi davanti ai nostri occhi increduli, siamo stati dissetati e sfamati in relazioni, tempi e luoghi aridi e inospitali. Fai memoria dei doni del passato e lasciati stupire nel presente!
Narciso Sunda SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato