Avviene un gioco di specchi che parte da un paio di domande poste da Gesù ai discepoli. Fa un sondaggio. Chiede cosa pensi di lui la gente: stando a sentire le persone che lo hanno incontrato o hanno sentito parlare di lui, quale identità viene fuori? Cosa si pensa in giro di Gesù? Emergono differenti opinioni: il Battista, Elia, uno dei profeti. Circolano varie interpretazioni che concorrono a definirlo.
Gesù rincara la dose. Rivolge la domanda chiamando in causa i discepoli che ha di fronte, li interpella direttamente. Agli occhi dei discepoli, chi è Gesù? Vivendo accanto a lui, gomito a gomito, quale esperienza e quale visione hanno di lui? Risponde Pietro: il Cristo di Dio. Poco dopo, tuttavia, una precisazione: Pietro trova la risposta all’interno della relazione col Padre.
Qui comincia il gioco di specchi. Pietro, rapportandosi a Dio, conosce l’identità di Gesù e la afferma; Gesù a sua volta, dopo aver ascoltato Pietro, lo definisce la pietra su cui costruirà. Pietro conosce Gesù e Gesù rivela Pietro. Gesù si trova in Pietro e Pietro in Gesù.
È un gioco di specchi. Col passare del tempo mi comprendo, mi conosco, faccio esperienza di me, e al tempo stesso faccio esperienza di essere consegnato a me. Quando, fermandomi a contemplare chi sono e cosa capisco di me, mi ritrovo faccia a faccia con me, posso diventare consapevole che chi sono io, la mia identità non parte da me. Non sono l’origine di me, non sono l’inizio. Mi scopro piuttosto consegnato a me, e quindi già da sempre in relazione.
Carmine Carano SJ
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato