Madre e fratelli originari stavano fuori. Chi ama sa imparare a star fuori. Paziente, sulla soglia. Mostrandosi presente, ma con discrezione. È il sano e liberante distacco di chi ha dato la vita a un altro, che si traduce nel rispetto della missione del figlio, nel Figlio. Pur cercando di avvicinarlo, di meglio comprendere quale sia l’evoluzione della loro relazione. Dove approdi e verso cosa apra un legame, perché davvero sia generativo.
Qualcuno fa notare a Gesù che è cercato. È la notifica di un fatto ordinario, che si rivela un’occasione preziosa. Per lui, per chi è con lui. Come i tanti “ambasciatori” ordinari che nelle nostre vite ci conducono, senza saperlo, a porci domande di sostanza: chi è? Qual è l’identità di una madre, di una sorella, di un fratello, per me?
La risposta autentica alle domande ordinarie di senso, straordinariamente, si trova sempre lì dove siamo. Così vicina a noi: dentro la realtà che per prima ci ha chiamati e messi in gioco. Non altrove, non all’origine, pur comprendendo l’origine, ma verso il compimento.
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La risposta autentica apre sempre: ecco, proprio qui. È qui l’identità di chi mi è madre, sorella, fratello: in coloro con cui divido tempo e spazio non per caso, ma in nome di una chiamata. La sola che genera e costruisce relazioni libere, pur nutrendosi dell’origine, della mia storia. È la chiamata di ciascun figlio che si lasci condurre dalla buona volontà e agisca per conto di questa, insieme ad altri. Perché buona è la volontà del Padre e buone saranno le mie relazioni, se innestate su chi è buono.
Melania Condò
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato