È bella questa immagine di Gesù che esce e va in riva al mare.
È una situazione in cui ciascuno di noi può immedesimarsi. Chi di noi non ha familiarità con il mare, avrà forse vissuto la stessa esperienza davanti a un panorama diverso, magari dalla cima di una montagna, oppure sotto un cielo stellato.
Seduti in riva al mare, lo sguardo si perde nell’immensità e riusciamo a sentirci più uniti, in contatto con la natura, con il mondo intero. Le onde a ogni flusso e riflusso sembrano volerci chiamare e ricordarci che anche noi facciamo parte di questo tutto.
Quando quest’immensità ci abbraccia, riusciamo a ritrovare la nostra posizione. I pensieri non hanno più il peso di prima, la vita sembra tornare a essere più vera. In quell’istante ci sentiamo “essere”. Restiamo in quella circostanza non per un fine specifico, ma semplicemente perché è il naturale esplicarsi di noi in quell’istante.
Gesù impersonava questo alla perfezione. Era il seminatore, e invita anche noi a fare i seminatori. Il seminatore della parabola non lesina sulla semente. Non semina con l’unico obiettivo di ottenere il raccolto. Semina perché è il solo modo di essere-in-atto del seminatore.
Sì, parte dei semi non daranno frutto. Possiamo controllare le nostre azioni, ma non l’impatto che esse avranno sul mondo. Ma agiamo lo stesso. È azione autentica poiché è mettere in atto il nostro essere.
Ettore Di Micco
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato