Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 21 Febbraio 2023

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In viaggio, dentro il cammino più duro di tutti: quello verso Gerusalemme. Per intraprenderlo, Gesù ha “reso duro il suo volto”, facendolo come il cammino stesso; ha preso una decisione ferma e cosciente: amare fino alla fine, diventare ciò che insegna ai suoi: ultimo.

Il Maestro è un amico che, camminando, condivide e annuncia, anche, soprattutto ciò che è più duro. Così rivela ai discepoli verso cosa si stiano muovendo, a che destino d’amore siano chiamati, e come abbia scelto di compierlo: nella costante fiducia nelle mani larghe del Padre.

Ma i discepoli non comprendono, come spesso accade a noi. Per la strada l’attenzione è catturata da altro: chi è il più grande? Cuori umani, dentro le logiche del mondo, per le quali esistere, essere se stessi significa avere il posto migliore. Chi scommetterebbe sul fatto che la strada per essere, pienamente, sia fare posto?

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L’umanità di Gesù, nel suo dispiacere, è libera, è oltre, è altro dalla nostra povera facoltà di riconoscere, dal nostro bisogno di conferma, che pure abbraccia: il dono di sé, per essere autentico, è per statuto gratuito. E allora convoca e istruisce, cioè costruisce dal di dentro dei cuori. Per essere il più grande, nell’amore, occorre essere il più piccolo. Impensabile, incomprensibile rivoluzione, che ci comprende!

L’insegnamento di Gesù, Maestro di concretezza, non è tante parole, è subito fatto: un bambino portato al centro, al posto che ha liberato per lui. Piccolo: grande nell’affidamento, nella gioia, nella spontaneità. Nella meraviglia. Si è grandi rinunciando alla grandezza: essere per l’altro, creatura di cui prendermi cura, figlio come me. Se sono per il piccolo, mi riconosco nella mia identità più autentica: immagine di Gesù, immagine del Padre.

Melania Condò

Rete Loyola (Bologna)

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato