All’origine di tutto c’è l’amore. Non un amore generico e disincarnato, non un concetto universale, ma un’esperienza vissuta fino in fondo: l’attenzione totale del Signore Gesù per la persona, chiunque sia, a qualsiasi ora del giorno la si scorga.
Quello che conta è incontrare, e lasciarsi incontrare. Sopra ogni altro criterio di selezione, preferenza, convenienza o produttività, per il padrone della vigna ciò che è fondamentale è che ciascuno realizzi il progetto di pienezza che è ai suoi occhi.
In virtù di questa semplice – e pure così complicata – regola d’oro, il padrone non si stanca mai di uscire e riuscire a cercare chi sa affamato di vita piena, di vigne da curare, di fatica da condividere: ogni figlio e ogni figlia. In qualsiasi momento, chiamati a confluire nella stessa terra: c’è posto per tutti, anzi, per ognuno.
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Ma i conti si fanno dopo, a fine giornata. Quando tutti i nodi vengono al pettine, quando l’aspettativa urla e l’invidia, aizzata dalla morsa della tentazione del paragone, mi tiene ostaggio delle sue pretese: “non è giusto, io ho fatto di più, lui ha fatto di meno”. La smania di mettere a confronto è una seduzione astuta, e anche abbastanza logica, ma trascura un aspetto.
L’unico aspetto che conta: l’amore, che si rivela dentro l’incontro uno a uno del padrone con ciascun lavoratore. È la novità della bontà di Dio: una bontà forse logicamente incomprensibile, così inaudita da rovesciare gli schemi acquisiti. Amore scandalosamente prezioso.
Melania Condò
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato