Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 2 Ottobre 2023

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I discepoli sono preoccupati su chi è il più grande nel regno dei cieli. È il loro modo di comprendere concretamente che cosa sia questo regno dei cieli di cui Gesù sta parlando loro.

Gesù pone in mezzo a loro un bambino e dice alcune parole. Può sembrare un gesto banale, eppure è un’intuizione straordinaria, tutt’altro che scontata. Avrebbe potuto semplicemente ribadire l’invito a convertirsi per diventare come un bambino. Invece sta indicando un bambino visibile, in carne e ossa, in modo che i discepoli possano contemplare le sue parole in presa diretta.
Il bimbo semplicemente “è”, non si preoccupa di essere in un certo modo. Sprigiona tutta la bellezza che gli appartiene, suscitando dolcezza e tenerezza infinita. Nel bimbo possiamo contemplare l’umanità nella sua essenza più pura. L’invito di Gesù è di non celare la bellezza che siamo, anche da adulti.

Il bambino è apertura alla vita, freschezza, curiosità, meraviglia. L’invito di Gesù è quello di ritornare piccoli come un bambino per imparare continuamente a “essere”. L’essere umano a differenza degli animali, non vive a partire da istinti ereditati dalla sua specie, bensì impara a vivere adattandosi in modo intelligente alla situazione. L’essere umano è aperto al futuro, in modo imprevedibile e indeterminato. Le sue scelte di volta in volta lo condurranno su una strada piuttosto che un’altra. Gesù invita a diventare consapevoli di questa “libertà di essere”.

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E poi Gesù aggiunge qualcosa di importante: accogliere uno di questi bambini nel suo nome significa accogliere lui. Ovvero chi impara a guardare i bambini come fa lui, coglie l’essenza stessa dell’uomo e diventa quell’essere umano che sta contemplando in quel bambino. Anche Gesù è diventato quel bambino che sta contemplando insieme ai suoi discepoli.

Flavio Emanuele Bottaro SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato