Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 2 Novembre 2022

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Gesù sta aprendo alla folla il mistero dell’essere umano: c’è una bellezza dell’umanità che non può essere rinnegata o esclusa. E non sarà perduta o dimenticata. Vedere il Figlio è l’esperienza che ciascuno di noi fa nella propria vita quando entra in contatto con la sua vera umanità, ovvero con la capacità di amare sopra ogni cosa, al di là di tutto. È quel sentire che assunto con consapevolezza e gratuità ci spinge fuori da noi stessi per amare, superando persino l’istinto della sopravvivenza: è il cuore segreto della nostra umanità. 

In quel momento sperimentiamo sulla nostra pelle una qualche caratteristica che di solito attribuiamo a Dio come proiezione irraggiungibile. Sentiamo che quella qualità ci appartiene, o meglio che noi apparteniamo ad essa e il suo gusto ci ricorda il sapore della vita eterna. Cogliere quell’istante e agirlo concretamente attraverso un gesto d’amore è il modo in cui veniamo consegnati all’eternità. Così come è successo a Gesù. Le parole che sta dicendo alla folla diventeranno vita vissuta sulla croce. E la morte non sarà l’ultima parola.

Nel giorno della commemorazione dei nostri defunti questo momento diventa un’opportunità reale. Pensando ai nostri cari che non ci sono più, può capitare che li ricordiamo con commozione: ricordiamo con tenerezza qualche loro bella qualità e siamo disposti a perdonare i loro difetti o il male che ci hanno fatto. Li vediamo come trasfigurati. Quello è il momento della nostra risurrezione: il nostro sguardo si ammorbidisce e il nostro cuore ritorna capace di amare. È il dono che loro ci fanno, partecipando di fatto pienamente alla nostra esistenza, concorrendo alla nostra salvezza.

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Ma è anche il momento della loro resurrezione: le qualità umane che appartenevano a loro e che ci stanno consegnando chiedono di essere assunte e agite. Così loro continuano a esistere attraverso la nostra vita e noi diventiamo più umani. In questo scambio, loro compiono la loro esistenza come donazione totale e noi cresciamo nella nostra capacità di amare. Ed è così che l’umanità si sedimenta ed evolve di generazione in generazione.

Flavio Emanuele Bottaro SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato