Da adolescente alle prese con le domande filosofiche su Dio e la vita, una delle questioni più spinose che ho affrontato è stata quella riguardo la natura dell’altruismo: “Ma se fare del bene agli altri è qualcosa che fai per una ricompensa, si può dire davvero altruistica la tua azione?”.
Crescendo ed eliminando qualche falsa pista, ho escluso dentro di me che la ricompensa fosse semplicemente un Paradiso non meglio specificato, che sentivo lontano e anche poco rivoluzionario. Che la ricompensa potessi invece essere gloria fra gli uomini, manco a dirlo: Gesù lo esclude. E allora, perché digiunare, perché fare l’elemosina, perché sacrificare qualcosa di mio?
L’unica risposta sensata si legge proprio nelle parole che il Vangelo ci propone oggi: è nel segreto che posso contemplare i frutti del bene che faccio. In quel dialogo nascosto fra me e lo Spirito Santo, in quell’alternarsi di consolazioni e desolazioni che avvengono solo nella parte più nascosta di me. Se le guardo col senno di poi, vedo un filo rosso che lega i miei momenti di unione con Dio. Quando sono piena della sua consolazione, quando riesco, nel segreto del mio dialogo con lui, a sentire il suo amore e a riempirmi di questo, da lì nascono le azioni veramente altruiste; senza scopo, senza ricerca di ricompensa, ma con una causa.
Gloria Ruvolo
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato