In apparenza, tagliare e potare sono la stessa cosa. Il taglio è una ferita, uno di quei traumi della vita che sembrano essere insopportabili, oppure, a volte, la sensazione di essere in un vicolo cieco, di non sapere più il perchè si sta mettendo un piede di fronte all’altro. La realtà mette questo tipo di situazioni davanti a tutti.
E allora, come fare a capire se sono stato tagliato o potato? Paradossalmente, la scelta è nostra, una scelta che abbiamo a disposizione soltanto perché un uomo, un dio, ha deciso che ci amava abbastanza per offrirci di essere liberi.
La scelta è questa: possiamo rassegnarci a vivere monchi, o possiamo lasciare che quella ferita diventi il luogo da cui cresce ancora più vita. Ma come possiamo partire dalla ferita, dal dolore, per creare qualcosa di vitale? Rimanendo sotto il suo sguardo, riscaldandosi con il suo amore incrollabile, saldo, che supera la morte. Ritornando a dissetarci con le sue parole, che non sono altro che parole di un amico, di un fratello che quei tuoi stessi dolori li ha provati tutti, che le ferite le ha ancora in corpo, che sa cosa provi, e vuole solo starti accanto, aiutarti a rifiorire. Vuole rimanere con te.
Gloria Ruvolo
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato