I discepoli seguono Gesù sulla barca. Anche se è con loro, hanno paura e sono spaventati dal mare in tempesta. Aver fede non significa non avere paura. Non significa che scompaiono le difficolta è che la vita ti sorriderà sempre. Non è questa la promessa che Gesù ci fa nel vangelo. Ci sono situazioni in cui sembra che Dio scompaia e che si disinteressi del nostro destino. Ci sentiamo abbandonati e costretti a cavarcela da soli nella situazione di pericolo.
In questa situazione, i discepoli vanno da Gesù e lo svegliano. Lo svegliarsi di Gesù coincide con il risveglio della nostra coscienza. Le situazioni che avvertiamo come pericolose hanno il potere di farci prendere contatto con la realtà e ci invitano a prendere in mano la situazione e a diventarne signori della nostra vita… come fa Gesù sulla barca.
Quando questo succede, la realtà comincia a obbedire a una nuova logica: da pericolo diventa opportunità.. Quello che accade diventa occasione per fare un passo in avanti verso una nuova forma di compimento della nostra vita. Certamente non è un passaggio scontato. Non è immediato, chiede tempo.
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I discepoli si interrogano, hanno bisogno di contemplare il mistero che li sta interrogando, per poterlo abitare fino in fondo. Lo stesso accade per noi. Quando usciamo dalla situazione di pericolo, possiamo rileggere quanto è successo e vedere come ci siamo stati dentro. È così che cresciamo e cominciamo a gustare la vita.
Questo è il movimento della fede. Non è un semplice affidamento a una forza esterna, nella speranza che la situazione venga risolta indipendendtemente da noi. È piuttosto l’appropriarsi del potere che originariamente ci appartiene di imprimere alla realtà un senso che restituisce compiemento.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato