Gesù sta rispondendo alla domanda dei discepoli su quando avverrà la rovina di Gerusalemme. La chiave di lettura che Gesù consegna loro è che la distruzione è il segno che annuncia la venuta del Figlio dell’uomo.
La provocazione che Gesù rilancia ai suoi discepoli è di continuare a guardare i fatti terribili che accadranno con occhi contemplativi. Di fronte alla tentazione di pensare che tutto è perduto, che non ne vale la pena, che tutto ha una fine, Gesù invita a preparare lo sguardo per qualcosa di straordinario, per una novità.
La venuta del Figlio dell’uomo è il momento in cui prendiamo consapevolezza di chi siamo veramente. Spesso questo capita nei momenti difficili della vita, quando siamo chiamati a fare i conti con noi stessi. Allora veniamo fuori per quello che siamo, perché siamo messi a nudo e la nostra vulnerabilità viene esposta.
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Se non siamo pronti a quel giorno, ci coglierà di sorpresa ed entreremo spontaneamente nella modalità di sopravvivenza per opporci con tutte le nostre forze alla novità che sta arrivando. Rimarremo ancorati con lo sguardo a ciò che stiamo perdendo piuttosto che accogliere ciò che sta arrivando. Non ci daremo la possibilità di apprezzare la novità che viene a liberarci. Ci faremo del male e faremo del male intorno a noi, nel tentativo di difenderci.
Per questo Gesù invita a vegliare: preparare con consapevolezza quel giorno ci aiuterà a lasciare andare le resistenze e a non trattenere il passato per lasciar sopraggiungere il futuro. E finalmente diventeremo umani, adulti, fratelli… Figli.
Flavio Emanuele Bottaro SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato