Lo scenario in cui incontriamo la figura di Giuseppe è tanto terribile quanto delicato: si trova in mezzo a una situazione scomoda e fastidiosa, sicuramente non scelta. È facile perdere la testa in questi frangenti e fare delle cose sconsiderate, accecati dall’orgoglio, dalla vendetta, dal farsi valere. Ci si sente in diritto di usare violenza, di reagire in malo-modo. Ma che cosa significa comportarsi “da uomo” in questa situazione?
Due le strade: o mi comporto da “maschio” ferito nell’onore e allora mi sento in diritto di restituire quello che ho ricevuto, non per cattiveria, ma per salvare la faccia. Faccio valere il mio orgoglio istintuale che mi si presenta come unica via per recuperare un briciolo della perduta dignità. Oriento la mia energia nell’aggressività, non necessariamente manesca, ma pur sempre violenta.
Oppure, scelgo la via del rimanere umano: la Scrittura lo rende con l’essere “giusto”. Rimanere umano significa non rinunciare ad attingere al dono della libertà che ci svincola dagli istinti animaleschi. Un dono impegnativo, che ci rende si, vulnerabili perché più esposti, ma nello stesso tempo anche signori del creato. E di noi stessi.
Giuseppe sceglie come stare dentro questa situazione. Non la subisce, non si ribella. Esercita la sua libertà. Usa la sua intelligenza per custodire il bene che vuole a Maria. Forse gli è costato molto, probabilmente lo ha fatto a denti stretti, lottando con la parte violenta di se. Ma è rimasto uomo. Umano. Con quell’atto di libertà, ha abbracciato la realtà senza giudicarla e paradossalmente, ne è diventato protagonista. Nel sogno riceve la conferma da Dio del suo essere giusto. E in quel preciso istante, Giuseppe diventa padre di Gesù, chiamato il Cristo.
Analogamente, per noi oggi, nella situazione che viviamo, i nostri progetti di vita sono sconvolti, così come è capitato a Giuseppe. Come lui, anche noi abbiamo l’opportunità di diventare signori della nostra storia, a partire da come decidiamo di abitarla. Riflettere su come stiamo abitando questa situazione è già un atto di libertà che esercitiamo consapevolmente.
Flavio Emanuele Bottaro SJ