La concezione normale del segreto per noi è qualcosa di nascosto, qualcosa di invisibile agli altri, un luogo dove possiamo sentirci protetti e non visti. E molte volte si scherza sul fatto che a Dio niente sia segreto, che il suo sguardo non abbia limiti e che possa violare appunto ogni segreto.
Il segreto però è anche ciò che non è arrivabile, dove ciò che è custodito è al sicuro non solo da occhi ma da mani indiscrete. Ciò che è al segreto è pertanto mio, è solo mio.
Il modo in cui Gesù parla del segreto è però qualcosa di molto diverso. Il segreto è quella condizione per cui la nostra giustizia non vale per il fatto di essere ammirata e così l’elemosina e così la preghiera non brillano per l’approvazione che suscitano o per gli onori che procurano.
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Il segreto di cui parla Gesù è quel tempo e quello spazio in cui la giustizia, la preghiera, la carità valgono per quello che sono di fronte a Dio.
Il segreto è come una camera senza tetto, scoperchiata, in cui non siamo noi solo ad essere guardati ma possiamo, come se fossimo elevati, guardare la storia e il mondo con gli occhi di Dio. Il segreto è allora il dono di essere e di sentirci affianco a lui e sentire che la nostra vita è nelle sue mani e che questo ci basta.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato