Gesù dopo giorni di missione, di guarigioni, di folla decide di ritirarsi sul monte. Un monte per stare appartati, per mettere distanza, per riflettere e scegliere. Il monte è il luogo dove Dio parla, dove Dio chiama. E in questo caso è Gesù che chiama altri, i Dodici, per condividere con altri la sua vita.
Ma il movimento della sua chiamata è duplice. Chiama a stare con lui, ma coloro che chiama allo stesso tempo anche li invia, li manda lontano ad annunciare la buona notizia. Da un lato li chiama a sé, a stare con lui, dall’altra li manda distante. L’intimità con lui e insieme la compassione per le persone che hanno bisogno di essere guarite, liberate e consolate.
La sua chiamata ha una forza elastica che più attrae e più spinge fuori, più distanzia e più fa tornare indietro. È una chiamata che non lascia tranquilli e comodi, ma inserisce in un moto verso fuori e verso dentro. Più si sperimentano il suo amore e la sua bellezza più si è spinti verso gli altri per amare allo stesso modo. Più ci si immerge nelle storie degli uomini e più è grande la nostalgia e il bisogno della sua Parola, della sua presenza, del suo aiuto.
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E gli altri undici intorno a noi ci ricordano di quella chiamata, ci parlano di lui, sono il prossimo più prossimo da amare, accogliere e guarire.
Leonardo Angius SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato