Ci circondiamo delle persone conosciute e tendiamo a rimandare l’incontro con le altre. Il nuovo, l’ignoto fanno paura. Anche le persone che abbiamo iniziato a conoscere ma che non ci hanno espresso in modo indubitabile la loro stima le guardiamo con sospetto, le scrutiamo e le teniamo a distanza di sicurezza.
La paura cresce quando sconosciute sono tante persone, o un popolo intero.
Il centurione del vangelo si trova in Israele proprio per questo. Egli e lì con i suoi soldati per soffocare sul nascere ogni focolaio di insurrezione. La sua missione nasce dalla paura di Roma verso i giudei. Questo è l’inizio. Il seguito non era prevedibile da nessuno.
Mandato a usare le armi, questo ufficiale fa costruire una sinagoga. Dotato dell’autorità di comandare, si prende a cuore un suo servo, proprio quando non gli “serve”, perché malato. Per quest’uomo malato e non per se stesso, egli si rivolge ad amici influenti. Da Gesù si lascia raggiungere nella fede, facendo proprio il suo stesso desiderio di salvezza.
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Come mai quest’uomo, invece di alzare dei muri, costruisce ponti? Che cosa ha fatto scattare la sua amicizia per i giudei, il suo affetto profondo per un servo, la sua fede in Gesù?
Queste domande additano al mistero. Il mistero del cuore di un ufficiale romano. Lo stesso mistero avvolge le persone che, per paura, tendiamo ad evitare.
Stefano Corticelli SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato