Le braccia protese verso il cielo e i piedi ben radicati a terra.
Le braccia si allargano all’infinito, per cogliere luce e calore.
I piedi sono saldi nei nostri bisogni di uomini.
Chi prega il Padre Nostro si lascia abitare da un desiderio immenso, che è il desiderio stesso di Gesù.
Desiderio che Dio si faccia conoscere da tutti, faccia venire il suo regno di amore, realizzi la sua volontà salvifica.
Il cuore trema davanti a tale immensità. La mente cerca di difendersi. Pensa che sia chiedere troppo, che sia un chiedere a basso costo, dove Dio fa tutto lui.
Sono dei bei sogni?
Mentre cerchiamo di difenderci, la preghiera ci riporta nel presente, dove il pane interessa sì, ma per l’oggi, perché oggi abbiamo fame, e domani è un altro giorno.
La preghiera ci insegna a mettere alla prova la sincerità del desiderio, vedendo se la richiesta di perdono si riflette nella nostra disponibilità a perdonare.
La preghiera, infine, ci porta a riconoscere le nostre forze, chiedendo che nessuna tentazione del nemico le superi.
Sono richieste tanto alte quanto umili.
Il cielo viene a toccare la terra.
Stefano Corticelli SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato