Di quanti like abbiamo bisogno per sentirci al centro dell’attenzione?
Cento o mille o diecimila. Oppure neanche uno.
Perché ci sono modi ben più sottili per curare la nostra immagine.
Dei modi, diciamo così, da adulti.
Elaboriamo articolate riflessioni e ci sogniamo bravi, pronti a insegnare, a trasmettere questo sapere concepito in solitaria. Oppure ci guardiamo mentre facciamo propositi, mentre dimentichiamo i nostri propositi e ci approviamo o ci biasimiamo come se avessimo mille occhi puntati addosso.
Gli atti religiosi più belli, l’elemosina, la preghiera e il digiuno, possono servire da specchio in cui contemplarci, compiaciuti o afflitti.
Eccoci dunque invitati a chiudere la porta.
Bello. Possiamo chiudere la porta.
Sorprenderci mentre ancora una volta accarezziamo la nostra immagine e riderne di gusto. Ci sembrava di dover capire tanto del mondo, di noi stessi e degli altri. Ci sembrava di essere arrivati a buon punto ma non è così.
Ci lasciamo guardare dal Padre con il nostro guazzabuglio di cose lasciate a metà sapendo che questo non lo scandalizza. Affatto.
Il suo sorriso è già una grandissima ricompensa.
Stefano Corticelli SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato