Giovanni confessa la verità della propria identità a partire da tre negazioni per arrivare a un’affermazione positiva: è un po’ la storia della nostra ricerca d’identità che prende forma dalla relazione con altri e nella relazione viene alla luce, in parte proprio sgomitando, chiarendosi per contrasto, appunto per negazione.
L’identità la trovo delimitandomi, meglio ancora facendo esperienza esistenziale del mio limite: non dilago indefinitamente e illusoriamente ma sono delimitato, definito: intessuto anche (ma non principalmente!) di sani “no”: i limiti.
Poi Giovanni si afferma positivamente raccontando la propria chiamata, il senso e la destinazione della propria vita. Ha la robustezza umile di definirsi «voce» che annuncia la presenza di un altro. Grida dal suo limite! Noi siamo tutti Giovanni, impegnati a trovare il timbro e il tono originali della voce che siamo, tesi a cercare la giusta intonazione, rispetto al “la” del Creatore.
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In verità potremmo essere anche i sacerdoti e i leviti che fanno domande restando fuori dalla ricerca delle risposte o addirittura i farisei che si informano a distanza e per procura: a pensarci bene almeno alcune volte lo siamo stati in varie circostanze della nostra vita: voci stonate, distorte…
Caterina Bruno
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato