Conosciamo bene il senso del dovere, che ci porta ad alzarci la mattina per andare a lezione o al lavoro; conosciamo il calcolo della convenienza e la forza esercitata in determinati momenti dalla paura. Non siamo immuni dal capriccio, quale residuo dell’infanzia, e da pulsioni più o meno incontrollate. Abbiamo, però, una risorsa ben più potente, capace di portarci in cielo: la volontà.
Gesù ci indica il solo buono, Dio, e poi fa appello alla volontà per elevarci a Lui.
«Conosci i comandamenti». Rispettare e promuovere la vita, custodire l’intimità, mostrare gratitudine verso i genitori, avere cura di sé come del prossimo sono possibili solo per amore, non per dovere. Anche se la parola “comandamento” a noi parla di dovere, controllo e sanzione, ci accorgiamo che il senso del dovere serve, ma fino a un certo punto, per rispettarli.
È una vita bella, quella suggerita dai comandamenti. Vivessimo così, il mondo sarebbe una grande orchestra. Davanti a un tale scenario, avvertiamo un forte senso di mancanza. Quand’anche potessimo dire, come il giovane, «tutte queste cose le ho osservate», ci sono i poveri, che non ricevono il rispetto richiesto dai comandamenti.
Ecco allora la risposta di Gesù, che non è fare altre cose, ma è scendere in profondità, volere ancora di più quella vita che è per noi stessi, per il prossimo, per tutti. Volerla a tal punto da lasciare altri affetti, più piccoli, dare per essa tutto ciò che abbiamo e che siamo.
Il futuro si fa carico di promessa.
Una gioia interiore o la tristezza ci diranno se stiamo ascoltando o meno il senso di mancanza suscitato in noi dalla parola del Signore.
Stefano Corticelli SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato