Oggi ci viene raccontato di bambini che giocano in piazza, in un luogo pubblico, aperto visibile. Il gioco ha delle regole e chi gioca assume dei ruoli: c’è chi lancia la sfida e chi risponde interpretandola. Giochiamo a fare festa (la festa del matrimonio), allora si balla; giochiamo al funerale allora si piange. Nel gioco è importante prendere una posizione, interpretare un ruolo e farlo al meglio. E se la sfida non viene raccolta?
Giovanni Battista e Gesù hanno “sfidato” i loro contemporanei, li hanno invitati a giocare, ciascuno a proprio modo: Giovanni con l’ascesi e il distacco, Gesù con la compassione la partecipazione ma sembra che la loro sfida non sia stata raccolta. E io a che gioco sto giocando? Come mi pongo di fronte al gioco della vita e dell’amore e a quello della morte, la grande “raccoglitrice” dei frutti che ho (o non ho) generato?
Gesù dice che in faccia all’indifferenza, alla non risposta, è la Sapienza che viene riconosciuta giusta. La sapienza è il gusto della vita vissuta fino in fondo, della vita giocata e spesa, generativa. La sapienza “ha figli”, quindi genera, e i suoi figli possono testimoniare a suo favore. Numerosi esegeti affermano che Gesù si lega alla Sapienza di Dio e ne porta il messaggio nel mondo: la sapienza “gioca” il suo ruolo e prende la sua posizione, sa dove ha preso dimora e sa qual è la “delizia” che vuole donarci.A che gioco stai giocando?
Andrea Piccolo SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato