Chiedere un segno: da sempre, la dimensione della fede nel Signore è abitata dalla domanda di un segno. Un segno per poter finalmente essere sicuri che ciò che si crede è vero, che non si sono gettati via il tempo e la speranza… insomma, un segno per avere la sicurezza che non si sta sbagliando, con magari speranze mal riposte.
Gesù non è dello stesso avviso, o – meglio – lui offre un altro “segno”, che è lui stesso con il suo modo di agire. Un segno che spesso non aiuta a fondare le proprie certezze in lui. E come si potrebbe, visto che il suo modo di fare è così differente da quello che ci si aspetta?
Ci si aspetta un messia potente? Ecco un Gesù mite e umile di cuore, che sta con i poveri e con coloro che non contano. Ci si aspetta un salvatore che condanni chi non si uniforma a lui? Ed ecco un Gesù misericordioso, il “segno di Giona”, che Giona stesso non capisce e non accetta. E la sapienza del Gesù del vangelo sta proprio in questo capovolgimento della figura di Dio che è venuto a proclamare.
- Pubblicità -
Forse anche per noi non è così facile accettarla, ma questa è l’immagine di Dio in Gesù per la quale ci viene chiesta conversione. Altrimenti rischiamo di autocondannarci, rimanendo a guardare e non capire il Dio di misericordia che ci viene incontro e che non vogliamo accettare.
Lino Dan SJ
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato