«Intanto…»: l’avverbio suggerisce continuità: Gesù ha appena smascherato in maniera decisa l’ipocrisia del modo di fare in voga tra i farisei. Ora dice «guardatevi dal lievito dei farisei». Il lievito è ciò che mette in movimento, che fa crescere la pasta: è un’energia, una motivazione, una dinamica, qualcosa che motiva e dà direzione: l’ipocrisia è un lievito. Ovviamente, oltre all’ipocrisia, ci sono altri “lieviti”!
L’ipocrisia ha a che fare con il tenere nascoste delle parti di me o perché io stesso non ho il coraggio di guardarle, o perché voglio dare di me un’immagine che non corrisponde a quella reale. In entrambi i casi mi faccio violenza perché non mi mostro nella profonda verità di me stesso, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, una piccola e umile sfaccettatura della sua perfezione (dove perfezione = completezza).
Per liberarli dall’ipocrisia, allora, Gesù invita i suoi amici (cioè i suoi amati) a uscire dalla paura e dal senso di sfiducia e di svalutazione in cui sono continuamente immersi. Temere «colui che ha il potere di gettare nella Geenna» significa mettersi nella disposizione di lasciarsi purificare (la Geenna è il luogo in cui venivano bruciate le immondizie) con fiducia e abbandono da chi può “bruciare” in noi ciò che ci appesantisce e rovina, senza che vada persa o rovinata neppure una goccia (un passero, un capello) del bene e dell’amore che viviamo, della verità di vita che Dio Padre Creatore ha riversato in ognuno di noi.
Andrea Piccolo SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato