Ben singolare destino quello del Figlio dell’uomo: soffrire ed essere rifiutato dalla generazione che lo ha presente fisicamente, e poi invece essere ricercato spasmodicamente quando non lo sarà.
In fondo, è la caratteristica di ogni modalità “religiosa” (nel senso di limitante, rinchiudente) di vivere il rapporto col Signore: cercarlo dove forse non c’è, nei segni esteriori o nelle risposte troppo tranquillizzanti che talvolta lo stesso mondo religioso sembra dare, e invece non riconoscerlo come già presente in ciò che di autenticamente umano ed evangelico si sperimenta nella vita di relazione.
E la domanda dei farisei sembra confermare ciò che si intuisce: in fondo, di colui che è presente e sta invitando a conversione di vita interessa poco; interessa, invece, quando un astratto regno di Dio verrà, senza accorgersi che il regno di Dio, quello vero, quello presente che sa suscitare domande, che sa smuovere cuori e che sa dare speranza e vita nuova a esistenze che sembravano ormai inutili, proprio quel regno di Dio, ovvero Gesù stesso, è ben presente, lì, in mezzo a loro.
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Chissà se per noi vale lo stesso con il dono dello Spirito operante nel mondo oggi, o ne cerchiamo uno a nostro uso e consumo… e non lo troviamo.
Lino Dan SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato