Risalire alle sorgenti. Tornare dove la propria vita è cominciata perché una nuova vita possa nascere. I salmoni compiono questo pellegrinaggio attraversando l’oceano, il fiume e le rocce del torrente.
Anche noi, donne e uomini adulti, portiamo nel cuore il richiamo di quella immediatezza dove essere accolti e accogliere sono tutt’uno, apparsa il giorno della nostra nascita. L’eco di quel giorno risuona mentre ci arrabattiamo in mille attività, dove il mondo sembra caricato sulle nostre spalle.
Occupati come siamo, sempre di corsa, abbiamo ottimi alibi per fingere di non sentire, delle scuse per raccontarci che il nostro io bambino è morto e sepolto in un passato remoto. Stretti tra tante scadenze e spesso stanchi abbiamo imparato a circondarci di suoni, a nutrirci di immagini, per reggere alla pressione.
L’inganno tiene fino a un certo punto. La condizione di isolamento, una caduta, o una crisi ci riportano all’evidenza che di tempo ne abbiamo, desiderio di essere riconosciuti pure, solo che la paura è tanta. Di che cosa abbiamo paura?
La paura ci frena, ma non ci ferma. L’istinto ci spinge verso la sorgente, dove siamo stati accolti e amati. Tornare indietro, perché? Forse per ridiventare bambini, candidi e ingenui? Non è, invece, perché solo andando alla sorgente, possiamo davvero accogliere e amare?
Stefano Corticelli SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato