Oggi per “mondo” Giovanni intende quelle forze avverse al disegno di salvezza di Dio Padre e del Figlio che sono ostili all’opera di Gesù e le oppongono resistenza. Mondo come realtà cieca, che non riesce a cogliere la luce di Dio e non si relaziona con Lui. Giovanni gioca molto sulle metafore della luce e delle tenebre: il mondo a cui fa riferimento oggi è quello delle tenebre.
Cosa fa la luce quando entra nelle tenebre? Attira! Le tenebre sono l’identità sempre uguale a se stessa, la stasi, la monotonia, la noia, la morte. Appena una luce anche piccola si accende in una stanza buia crea novità, stupore, movimento interiore: lo sguardo subito si rivolge verso di essa e all’inizio resta abbagliato. E le tenebre retrocedono.
Noi viviamo nella tenebra finché qualcuno non ce ne tira fuori chiamandoci, appellandoci, “se-ducendoci”: non è un’operazione violenta, al contrario, è dolce perché la luce ci attira perché è bella e fa appello sempre alla nostra libertà! La luce di Gesù non forza. Dall’altra parte, però, chi rimane nelle tenebre continua a comportarsi da essere delle tenebre e resiste: il Padrone delle tenebre è l’invidioso per antonomasia, invidioso della luce altrui, dell’amore altrui, della bellezza delle creature.
Gesù ne fa le spese. Lasciamo da parte il fuorviante buonismo del “tutti siamo buoni”, che non ci aiuta a collocarci con coraggio e decisione. Non è uguale, non è la stessa cosa: scelgo la luce o scelgo le tenebre?
Andrea Piccolo SJ