Siamo al “terzo giorno” dall’incontro con Natanaele e dalla promessa fattagli e al settimo giorno dopo la testimonianza del Battista a Betania. Nel racconto di Giovanni siamo, quindi, ad un punto cruciale che ha a che fare con il Compimento (il numero 3) e con la Creazione (in 7 giorni). La festa di nozze di Cana è un luogo di rivelazione di chi è Gesù e del perché si è incarnato.
Finisce il vino. Nelle realtà umane, prima o poi, finisce sempre il vino (la gioia, la vita, il senso delle cose, le motivazioni, la forza dei desideri…) perché non abbiamo riserve illimitate: il vivere quotidiano e l’esposizione al male e alle brutture della vita consumano le nostre scorte. Maria vede e si fa interprete di questo bisogno e di questa povertà radicale: “vede” perché com-patisce l’esperienza della povertà e della mancanza; “si fa interprete” perché alla mancanza, a ciò che appare come finito, dà un senso, una direzione: lo afferma, lo presenta, lo affida. E così favorisce il giungere dell’ora di Gesù.
L’ora di Gesù è l’ora in cui la sua vita è donata e portata alla completezza (il terzo giorno della Risurrezione) e diventa salvezza e ri-creazione per tutti gli uomini e le donne e per il mondo intero.
L’ora di Gesù è festa e unione d’amore (il vino del matrimonio) e la manifestazione avvenuta a Cana è un forte invito ad entrare a far parte della festa della vita.
Andrea Piccolo SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato